Avrete molto probabilmente preso almeno un aereo nella vostra vita. Se viaggiate spesso con compagnie low-cost, l’unico momento in cui incontrerete un addetto di scalo sarà probabilmente al gate, prima di imbarcarvi. Oppure ai banchi del check-in, quanto imbarcherete la vostra valigia o chiederete la stampa della vostra carta di imbarco. Se viaggiate in estate, avete quasi un 50% di possibilità che l’addetto di scalo che vi assiste, faccia parte degli stagionali aeroportuali.
Chi sono gli addetti di scalo
Possiamo chiamarli infatti addetti di scalo, addetti al check-in/gate, addetti alla customer care, hostess/steward di terra: cambiano i nomi ma la figura professionale è la stessa.
Quando li incontrate, in apparenza sembra che vi chiedano solo il documento di identità, che vi spediscano eventuali bagagli, che vi stampino le carte di imbarco e vi indichino il gate di imbarco. Fine.
Sfatiamo i primi due miti:
- Gli addetti di scalo non sono hostess di volo o steward; non hanno quel tipo di formazione, hanno compiti molto diversi e sopratutto, certificazioni diverse. Non sono lavori interscambiabili. Gli addetti di scalo e il personale di volo si “incontrano” solo quando l’aereo è in aeroporto ma non comunicano direttamente: a fare da tramite ci sarà l’agente di rampa e (laddove previsto), un rappresentante della compagnia aerea stessa;
- Gli addetti di scalo difficilmente lavorano direttamente per la compagnia aerea che rappresentano in quel momento; la maggior parte degli aeroporti ha appaltato i servizi aeroportuali (accettazione dei passeggeri, movimentazione dei bagagli, automezzi per la movimentazione dei passeggeri cioè gli autobus, ecc.), a delle società esterne (definite da ora in poi handler). Questo significa che un addetto di scalo potrebbe lavorare, nel corso di un suo turno di lavoro, per più di una compagnia aerea.
Quali sono le mansioni principali
Fatte queste doverose premesse definiamo meglio in cosa consiste esattamente questo lavoro.
1. Studiare e passare i test per le certificazioni
Prima ancora di iniziare a lavorare in aeroporto, si deve studiare e passare dei test per ottenere delle certificazioni: queste serviranno per il rilascio del tesserino aeroportuale.
La prossima volta che entrare in un aeroporto fateci caso: tutto il personale certificato ha un tesserino in mostra sul petto, dagli addetti di scalo ai baristi, dalle forze dell’ordine agli addetti di pulizia. A cosa serve? Con il tesserino si può entrare nelle varie aree dell’aeroporto, in base ai permessi che vengono rilasciati. Questo significa che un poliziotto e un barista non potranno accedere alle stesse aeree dell’aeroporto (per motivi di sicurezza probabilmente il poliziotto avrà accesso a più aree).
Gli aeroporti sono aree estremamente sensibili e la sicurezza è al primo posto di tutti i protocolli del personale aeroportuale.
2. Prepararsi sulla sicurezza e sulle singole compagnie
Come scritto in precedenza, un addetto di scalo lavorerà probabilmente per più di una compagnia aerea (anche più di 15!). Questo significa che dovrà essere preparato su delle regole comuni (come trattare con passeggeri diversamente abili, come trattare gli animali da stiva, i minori non accompagnati, ecc.), così come su regole particolari specifiche della compagnia.
E sopratutto, dovrà saper lavorare su programmi gestionali diversi perché le compagnia aeree possiedono (e pagano), diversi tipi di programmi informatici per svolgere tutte le operazioni del check-in/gate. Semplificando: quando l’addetto di scalo lavora al computer sulla vostra prenotazione, sta operando su un programma gestionale; potrebbe capitare che nel corso del singolo turno, l’addetto di scalo debba lavorare su gestionali diversi che possono essere molto differenti fra loro: da estremamente complessi (con corsi di formazione che possono durare anche 2-3 settimane), a semplici e intuitivi (con pochi giorni di formazione).
3. Lavorare al banco check-in
Al momento del check-in, consegnate il documento di identità/passaporto. Prima ancora di questa operazione, l’addetto di scalo vi avrà già osservato e in parte studiato mentre vi avvicinavate al suo banco. Non ha una formazione specifica come un addetto alla sicurezza ma in parte può subito notare se ci sia qualche incongruenza nel vostro comportamento: una persona troppo agitata, con eccessiva sudorazione, eccessiva nei modi di fare, denota che qualcosa non è a posto. Magari è solo in ansia per il volo ma non si sa mai.
Quando consegnate il documento di riconoscimento l’addetto di scalo controllerà: lo stato stesso del documento (sopratutto nel caso di documenti cartacei come le vecchie carte di identità italiane: alcuni Paesi potrebbero non accettarle se strappate o particolarmente rovinate); lo stato di validità (è scaduto? È valido per l’espatrio?); se si è in presenza di un documento falso; necessità di visti particolari (per Paesi extra – Schengen); e infine la vostra prenotazione.
Si controllano tutte le possibili incongruenze. E sopratutto, bisogna essere sicuri di chi si ha davanti: non è ammissibile fare per sbaglio degli scambi di identità e stampare, magari, la carta di imbarco di un altro passeggero.
4. Spedire i bagagli in stiva (check-in)
Questa è la fase più delicata. Da passeggero le ansie principali sono che il bagaglio sia in regola per i chili concessi (definiti franchigia), che sia etichettato per bene e che sopratutto raggiunga la destinazione finale.
Da addetto di scalo la preoccupazione principale, invece, è un’altra e ha a che fare totalmente con la sicurezza: dentro quella valigia ci potrebbe essere qualcosa di potenzialmente pericoloso per la sicurezza del volo? Non stiamo parlando, come si potrebbe forse immaginare, di armi o esplosivi (o non solo). Per la sicurezza di un volo una semplice batteria al litio lasciata senza custodia e in mezzo ai vestiti potrebbe essere, potenzialmente, una bomba. Perché? Le batterie al litio sono facilmente infiammabili se soggette a cambiamenti improvvisi di temperatura o sopratutto a sollecitazioni brusche (colpi, urti, ecc.). Vi ricordate i casi dei cellulari Galaxy 7 della Samsung che prendevano fuoco in volo? Quindi quando un addetto di scalo vi chiederà se portate determinati oggetti dentro la vostra valigia, rispondete sinceramente: ne va della vostra sicurezza e di quella di tutti gli altri passeggeri.
5. Lavorare al gate di imbarco
Per il passeggero è la fine di tutte le ansie: finalmente si può partire e quando l’addetto di scalo annuncia l’inizio dell’imbarco (magari anche in orario), sembra che ormai sia tutto in discesa.
Per un addetto di scalo, il gate invece è il momento più frenetico. Si hanno un tot di minuti prestabiliti (sopratutto per le compagnie low cost), in cui l’imbarco deve essere eseguito e terminato (verranno fatti dei report che saranno inviati automaticamente alle sedi centrali delle compagnie aeree); ogni minuto di ritardo del volo causato all’imbarco, significa infatti una multa da parte dell’aeroporto alla compagnia aerea (le compagnie infatti pagano il parcheggio in aeroporto per un tot di minuti/ore e se non rispettano i tempi…). Tutte le operazioni devono essere coordinate con l’agente di rampa che si trova fuori in pista e che a sua volta si coordina con il personale dell’aereo.
All’imbarco, inoltre, possono nascere sempre molti imprevisti: cambi posto, problemi con i bagagli a mano, problemi di salute dei passeggeri, passeggeri che non si presentano al gate e che devono essere cancellati immediatamente dal volo stesso (il numero delle persone a bordo deve SEMPRE coincidere con quello delle persone sulla lista passeggeri per motivi di sicurezza), e molto altro.
Solo quando finalmente le porte del gate si chiudono, l’addetto di scalo può tirare un sospiro di sollievo (e a volte ci possono essere degli imprevisti da risolvere anche dopo).
6. Gestire i passeggeri in qualsiasi situazione
Bisogna cercare di essere sempre sorridenti e comprensivi in qualsiasi situazione, cercando di assecondare i passeggeri senza essere scortesi. In caso di voli cancellati, ritardati o di altre emergenze, bisogna rimanere calmi e cercare di risolvere i problemi nel migliore dei modi.
Cosa significa essere quindi stagionali aeroportuali?
- Lavorare su turni (valido anche per i non stagionali). Significa che si può iniziare a lavorare alle 3 di mattina, come a mezzogiorno come alle 5 del pomeriggio. Il calendario dei turni è pubblicato spesso mensilmente, quindi non si può sapere in anteprima quando si lavorerà nei mesi successivi. Bisogna essere quindi molto flessibili;
- Avere un contratto che copre il periodo stagionale (da marzo a
ottobre, direttamente sotto un handler o con agenzia interinale), che può essere di 6 come di 8 mesi, rinnovabile per 1 mese o 2 ma sempre con degli accorgimenti per non farlo diventare a tempo indeterminato. Si
ricomincia di nuovo la stagione successiva, senza essere mai regolarizzati. C’è chi va avanti così da anni; - Avere un livello contrattuale basso. Spesso è basso, troppo basso, e
non rispecchia le mansioni effettive. Con il gioco sopra descritto, l’anzianità può diventare un miraggio così come la possibilità di aumentare di livello: si ricomincia sempre da zero; - Stipulare un contratto full-time camuffato da contratto part-time. A
seconda dell’handler, si può lavorare ufficialmente un minimo di 2 come di 4 ore al giorno. Nella realtà si possono lavorare anche 8 o 10 ore al giorno, spetta al lavoratore decidere se accettare o meno la variazione oraria (che spesso può diventare norma e non una vera e propria scelta); - Seguire dei corsi di aggiornamento che sono spesso fuori contratto e di cui non sono previsti rimborsi spesa, né buoni pasto, né alcun tipo di
agevolazione.
Che cosa è successo con i decreti del governo
Perché? Perché i decreti del governo sono andati in soccorso degli stagionali del turismo colpiti, come gli addetti di scalo e tutti coloro che
lavorano in aeroporto, dal crollo dei flussi turistici.
Ma gli addetti di scalo stagionali possiedono un contratto che fa riferimento a quello Nazionale Collettivo (CCNL) del Settore Trasporti e spesso sono stati registrati con un contratto “normale” determinato e non “stagionale” anche se copre proprio i mesi della c.d. “stagionalità”. Pertanto, per l’INPS, non hanno diritto a nessun tipo di ammortizzatore sociale.
Cosa significa in concreto? Chi ha lavorato nella scorsa stagione 2019 concludendo l’esperienza lavorativa in inverno, avrà avuto accesso solo alla NASPI (disoccupazione) fino alla primavera 2020: poi basta.
Nessuna assunzione data la pandemia Covid-19, nessuna cassa integrazione, nessuna indennità. E le prospettive sono di tornare a lavorare (forse) nella stagione 2021 (dato che secondo la IATA il traffico aereo tornerà a pieno regime solo nel 2024).
Non è un problema di pochi aeroporti ma è una storia condivisa a livello nazionale.
Ed è una vergogna.
E’ veramente vergognoso.